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Live opening mostra MareMoto4.0 a Genova sopra al Nazario Sauro

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Intervista a Rai3 Liguria
Quella di Genova al Galata Museo del Mare è stata senza dubbio una delle più sensazionali che abbiamo realizzato in più di vent’anni di vagabondaggio per lo Stivale e all’estero. Voluta caparbiamente, ideata nei sogni già nel 2019 per il sommergibile dell’Arsenale di Venezia (Flavio Ferri lo sa, dato che abbiamo inutilmente cercato di accedervi per girare dei video), un mezzo sotto la giurisdizione del Museo Navale di una Venezia dove tutto è così difficile, pieno di costi, lobbies, divieti, esclusive, diffidenze istituzionali, da farmi (quasi) desistere.
Ma… c’è sempre un ma. Per mia fortuna nel 2021 stava partendo giusto all’Arsenale un evento altrettanto storico per me alla Biennale di Architettura al Padiglione Italia: OTTODIX avrebbe suonato lì e avrei esposto come artista visivo un’installazione che avrebbe lanciato a catena una serie di gemellaggi e mostre collaterali. Il primo fu proprio una mostra di tele ospitate dal CNR ISMAR, dirimpettaio della Biennale e del sommergibile, che aveva collaborato con me fornendo dati acustici ambientali per l’installazione.
Sono così entrato nel mondo dei ricercatori realizzando un combo musica-scienza-arte che andava assolutamente replicato altrove.
Parlando con i ricercatori veneti vengo a sapere che i colleghi di Genova di lì a poco sarebbero venuti a testare dei robot marini nel bacino dell’Arsenale veneziano; chiedo al volo se tra di essi potrebbe esserci una figura sensibile anche all’arte. Mi viene indicato tale Massimo Caccia (un grazie sincero a Massimo), mi faccio trovare lì, a passare “per caso” alla mia mostra.
Lo conosco, gli lancio l’idea di fare un’operazione gemella a Genova con mostra (e magari concerto, chissà), alla sede CNR di Genova.
In quei giorni continuavo a vedere su FB (viva i social quando servono a questo) una certa gallerista Virginia Monteverde, attivissima su più fronti, affrontare tematiche interdisciplinari e organizzare mostre di livello internazionale, giusto a Genova.
Scrivo, mi presento e, magia magia (qui la parola Biennale di Venezia ha aiutato) risponde. Detto fatto vengo infilato all’ultimo minuto in una collettiva dedicata al viaggio e al mare, “Destinazioni”, al Galata Museo del Mare. Vado all’inaugurazione, a ridosso dell’evento imminente a Venezia, una toccata e fuga genovese. Rivedo Caccia, propongo a lui e Virginia una personale di opere in dialogo con i robot marini e i dati ambientali, invito che questi raccolgono e poi mi affaccio alla darsena…
E lui è lì a guardarmi. Il Nazario Sauro S518, un sommergibile-museo di proprietà del Galata Museo.
Chiedo, unisco CNR, Galata, curatrice e sommergibile; ottengo un entusiastico ok per quella che oggi a un anno di distanza è diventata “MareMoto 4,0″, forse la personale più originale della mia carriera. A 2 mesi dall’evento mi comunicano che il sommergibile dopo 14 anni deve partire per riparazioni a la Spezia: previsto rientro 2 gg prima: panico.
Incrociamo le dita e la fortuna sorride: in pompa magna il S518 fa rientro in darsena restaurato pure in anticipo.
Organizziamo l’impresa con lo staff di Officine Eventi che oramai affronta le sfide di Ottodix come fossero sue e ci presentiamo il 23 a inaugurazione di mostra e concerto.
Fonici in ritardo per aver voluto andare a comprare fari supplementari per illuminare il gigantesco sommergibile.
Arrivano, scaricano, si attaccano alla colonnina elettrica della darsena e… manca la corrente: panico bis – a 4 h dal concerto.
Scomodiamo al telefono l’elettricista del Museo in vacanza e ci facciamo spiegare come diavolo attivare il tutto e finalmente si va.
Affronto l’inaugurazione mostra e i giornalisti con un po’ di tensione, finisco il tutto, salgo sul Nazario Sauro dove Loris Sovernigo impaziente mi aspetta già posizionato fronte porto, passando per una strettoia della balaustra attorno alla torretta principale e raggiungo finalmente il microfono.
Pochi minuti e suono perfetto.
Mi tranquillizzo. Attendiamo il buio minimo per i visuals sulla nostra amata sfera gonfiabile, che sembra solo un piccolo brufolo sul Nazario Sauro, ma appena scende il buoi il suo lavoro lo fa eccome. Si parte, io, Loris ai synth, Stefano Petterson alle percussioni e Giovanni Landolina alla chitarra, a bordo di quel coso enorme, illuminato a dovere, davanti a passanti attoniti, increduli, divertiti, a volte pure scalmanati e davanti al pubblico sulle terrazze del Museo Galata e della lounge del bar. Un teatro a cielo aperto, una festa offerta gratis a tutti, città compresa e un sogno realizzato, dopo più di un anno di strategie e di intoppi.
Grazie davvero a tutti per l’impresa, in particolare a Alberto Gaffuri e Andrea Pedron che fanno oramai parte integrante della band pur non essendo musicisti, ma fonici audio e luci.
Le date quelle irripetibili.
Un grazie sempre e comunque a ARTantide Gallery e Paolo Mozzo che rendono possibili tutti i mei deliri, a Caterina Magnano, Anna Dentoni del Galata Museo per avere ascoltato me e ovviamente a Virginia Monteverde, una professionista e pasionaria dell’arte come se ne vedono poche in Italia.
Grazie
Alessandro Zannier